Ritorno al futuro: la società compassionevole

Era il 2016, il libro di Marta Zighetti “Essere Esseri Umani” stava per andare in stampa con la sua proposta di rivedere la definizione di Essere Umano e l’ipotesi di un’evoluzione verso una società compassionevole contrapposta a quella ego-centrica che ormai si era rivelata fallimentare.

Massimiliano Comparin, scrittore ed editore (Edizioni dEste), scriveva in quella occasione una riflessione a introduzione della terza parte del libro dedicata proprio a questo nuovo modello di società emotiva in cui ridare priorità alla “fraternité“, la terza sorella dimenticata dopo che abbiamo rivolto lo sguardo troppo e solamente a “liberté” ed “egalité”.

Riprendiamo qui il testo di Comparin perché oggi più che mai sembra attuale, come del resto tutta la tesi del libro.

 

LE TRE SORELLE

Che cos’è l’Uomo?»

L’essere qui a cercare di rispondere a questa antica domanda è la dimostrazione di un assunto ormai largamente condiviso: è ormai chiaro che la rivoluzione moderna, quella delle magnifiche sorti e progressive, si è esaurita.

Questa constatazione non significa essere antiprogressisti, anzi. Gli indubbi vantaggi di questo mondo nato agli albori dell’epoca moderna sono sotto gli occhi di tutti. Così pure, però, le aspettative mancate.

Facciamo un passo indietro.

Siamo alla fine del Settecento, in Francia. L’uomo buono figlio di un Dio buono avanza lungo il suo sentiero di gloria verso il Bene e il Meglio. A fargli compagnia, tre parole: liberté, égalité, fraternité, e i principi a esse riconducibili.

La prima fu all’inizio concepita secondo l’idea liberale. La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1795) la definiva come “il poter fare ciò che non nuoce ai diritti altrui”. Un grande motto repubblicano fu “Vivere liberi o morire”.

La seconda significa invece che la legge è uguale per tutti e le differenze per nascita o condizione sociale non sono più accettate; ognuno ha il dovere di contribuire alle spese dello Stato in proporzione a quanto possiede.

La terza, parte integrante della Dichiarazione dei diritti e doveri del cittadino, presente nella Costituzione dell’anno III è così cristianamente definita: “non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi; fate costantemente agli altri il bene che vorreste ricevere”.

Le tre sorelle accompagnano dunque l’Uomo buono verso il Sol dell’Avvenire. Tutte e tre, fuse insieme, sono un portento.

Non si può che compiere grandi imprese in tal bella compagnia. Le cose, però, non sempre procedono per il verso giusto, nemmeno nelle migliori famiglie. E così la terza sorella, la Fratellanza, viene presto dimenticata, lasciata in disparte. Forse è vista come un po’ troppo fumosa, poco pratica, molto bella a vedersi ma di poca sostanza. Le altre due, complice una rivoluzione industriale al massimo del suo fulgore (stiamo ora parlando della fine dell’Ottocento) cominciano a guardarsi in cagnesco. Litigano, bisticciano. Arrivano addirittura a ritenersi incompatibili. Del resto, come conciliare la libertà di fare impresa, l’acquisizione di proprietà e ricchezze, la schiavitù del capitale con una supposta uguaglianza che i più ora vorrebbero diventasse appiattito egualitarismo? E così le due sorelle rimaste, quelle più di sostanza, decidono di percorrere strade diverse. La prima corre sola verso il sogno della libertà, la seconda verso l’altro sogno dei nostri tempi, quello dell’uguaglianza. E l’Uomo buono figlio di un Dio buono che fa? Si fa sedurre, ovviamente. Da entrambe.

Ed eccoci nel Novecento. Ormai non solo le due sorelle (e i rispettivi Mariti, buoni figli di un Dio buono) si guardano in cagnesco. Ora proprio si fanno la guerra, senza esclusione di colpi. La prima, la Libertà, s’impratichisce un po’ d’economia e diventa liberale, liberista, libertaria e anche un po’ libertina. Col tempo e come tutti, si trasforma nei connotati. Si pitta e si trucca tanto da accentuare il suo aspetto e renderlo, a volte, grottesco. Liberista, iperliberista, turboliberista, capital global liberista. Un disastro. Insomma, Libertà significa essere liberi di fare ciò che si vuole, anche a danno degli altri, dei più deboli, dei più indifesi, dei più esposti. E l’altra sorella che fa? Sta a guardare? Ma proprio per nulla. Più sorella Libertà si pitta e trucca, più sorella Uguaglianza diventa arcigna e acida. Trova casa a est (oltrecortina, si diceva) con qualche puntatina in Centro-Sud America. Se la prima persegue l’ideale di libertà a tutti i costi, la seconda fa lo stesso con l’uguaglianza. Tutti devono essere uguali, nessuno diverso, anche a danno della libertà individuale. Insomma, ti obbligo a essere uguale, anche se sei diverso. E nessuno fa, oppure ha, più di altri.

L’Uomo buono figlio di un Dio buono non si pone la domanda: “Ma, alla fine, siamo nati liberi o uguali?” Gli illuministi avrebbero risposto che siamo nati sia liberi che uguali e che, forse, le due sorelle, crescendo, sono diventate due matrigne imbruttite. Ma l’Uomo buono è talmente preso e conteso da queste due donne che perde di lucidità e si schiera. Dall’una e dall’altra parte. Fino a che, ormai verso la fine del secolo (stiamo sempre parlando del Novecento) si accorge del trucco. La prima a capitombolare è madama Uguaglianza. Implode sotto i colpi del nonsenso su cui ha organizzato la propria esistenza. Madama Libertà si prende qualche soddisfazione, è innegabile, dopo la caduta a gambe all’aria della sua peggior nemica. Frotte di seguaci di madama Uguaglianza cambiano casacca e, come spesso accade, diventano più realisti del re. Ma avrà poco da ridere, la nostra Libertà. Le due sorelle, infatti, sono talmente legate assieme, mani e piedi, che l’una non può stare in equilibrio senza l’altra. E pure madama Libertà infine cade.

E della terza sorella, la Fratellanza, che ne è stato?

Massimiliano Comparin

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Passi da: Marta Zighetti “ESSERE ESSERI UMANI” – editrice dEste – 2016

Nella foto: Le tre sorelle – Autore: Palma il Vecchio – 1520 circa – Dresda, Gemäldegalerie

 

 

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