Resalio e dunque sono

Resalio e dunque sono: risaliamo sulla barca rovesciata

 

“Le origini della resilienza sono da ricercarsi in quella sensazione di essere compresi e presenti nella mente e nel cuore di un altro che ci ama, che è sintonizzato e che è padrone di sé”
Diana Fosha

 

La radice latina del termine resilienza porta con sé un’immagine molto potente: risalire su una barca rovesciata. Ed è da questo significato che voglio partire oggi per condividere con voi alcune riflessioni.

In questo lungo periodo di quarantena abbiamo letto di tutto e abbiamo provato tanti tipi di emozioni, oscillando tra ansia, rabbia, senso di impotenza, paura per sé, per gli altri, per il futuro, punteggiando questi pensieri con il desiderio che tutto possa finire in fretta.

Molte di queste reazioni sono normali, è il nostro cervello che si difende contro un nemico inaspettato e invisibile e ci mette di fronte a uno scenario che nessuno si sarebbe mai immaginato.

I segnali che il sistema fosse in crisi li avevamo tutti sotto gli occhi e già nel 2016 nel mio libro ne avevo delineato i contorni mettendo in luce i paradossi della nostra società votata all’individualismo e al materialismo, arrivando a sottolineare come la parola vir (che in latino significa uomo) ha la stessa radice della parola virus
La mia riflessione nasceva dal constatare come il comportamento dell’uomo aggredisce l’ambiente che lo ospita esattamente come può fare il virus con l’organismo.

In questa ottica, quando l’emergenza sarà finita, ci guarderemo indietro e spero che molte cose non saranno più come prima.
Riprendendo l’assioma di Boris Cyrulnik, psichiatra francese, la risposta alla catastrofe non consiste nel ristabilire l’ordine precedente, ma nel crearne uno che prima non c’era.

Cyrulnik, 82 anni ebreo sopravvissuto all’olocausto in cui ha visto morire i suoi genitori, uscito dal quel periodo pensò “Adesso andiamo a reinventare la vita”.
Ne trasse una lezione fondamentale che lo portò a formulare il concetto di RESILIENZA, oggi forse troppo utilizzato ma pur sempre essenziale, soprattutto in un periodo come questo in cui tutti i parametri sono saltati e in cui anche il più naturale dei nostri bisogni, la relazione con l’altro, viene messa a dura prova dal distanziamento sociale e dalla separazione dai nostri cari nel momento più duro, quello della morte.

“La catastrofe è la regola dell’evoluzione. Il trauma è riparabile, ma non reversibile: la rottura è una fluttuazione, obbliga i sistemi alla creatività”.

 

Prendiamoci cura del nostro dolore

Il trauma è riparabile ma bisogna riconoscerne l’esistenza e il danno che ha provocato.
A seconda di come siamo stati toccati dalla malattia e dal contagio, in modo più o meno diretto, ognuno di noi potrebbe sviluppare sintomi che vanno dall’ansia allo stress fino al vero e proprio Distrurbo post traumatico (PSTD).

Porre l’attenzione su questa possibilità non è per farci sentire malati o etichettati: essere sofferenti, essere curati ed essere sostenuti è legittimo e averne la consapevolezza contribuirà in modo determinante a costruire il futuro e a uscire da questo trauma collettivo.

La cura dei legami è e sarà fondamentale. Molte ricerche dimostrano che la ripresa dopo un trauma è direttamente proporzionale al supporto sociale che le persone ricevono.

 

Dal disordine alla fertilità: il caos inventa continuamente vite incredibili.

In questo periodo è importante aumentare la nostra resilienza investendo sulla neuroplasticità, ossia sulla capacità di adattamento del nostro cervello. Come farlo?
Investendo sulla regolazione reciproca che hanno il cervello, il cuore e l’intestino attraverso l’azione del nervo vago.

Se è vero infatti che il cervello influenza e regola tutto il corpo, è vero anche il contrario, gli organi influenzano il cervello.
Se quindi il trauma provoca impotenza e immobilizza il nostro cervello, trovare un margine di manovra per lo meno sul nostro tempo e sul nostro corpo ci restituisce competenza e controllo.
Questa integrazione ci permette infatti di agire sui meccanismi della ansia e ci permette di ampliare la nostra finestra di tolleranza e contribuisce a riprogrammare l’espressione dei nostri geni.
Potenziando il nostro sistema immunitario fisico ma anche quello emotivo.

Per questo abbiamo pensato di dare alcune indicazioni pratiche e abbiamo creato una pagina SPECIALE COVID-19 sul nostro sito dove abbiamo raccolto tutti i materiali che riteniamo possano essere di aiuto: molti suggerimenti e consigli offerti dai nostri collaboratori che si occupano di yoga e yoga del trauma, attività fisica, alimentazione, shiatsu e rebirthing.

Invece l’equipe clinica ha contribuito con articoli, consigli e indicazioni per adulti, anziani, adolescenti e bambini, interviste e molto altro.

Un occhio di riguardo abbiamo voluto dedicarlo a tutto il personale sanitario le cui difficoltà non sono solo operative ma anche emotive e psicologiche: quelli che spesso definiamo eroi sono innanzitutto essere umani che affrontano una situazione ben più che complessa.

Gli psicoterapeuti dell’associazione EMDR Italia, di cui la nostra equipe fa parte, hanno risposto prontamente a questa esigenza, mettendosi a disposizione con sportelli gratuiti di ascolto e con altre iniziative concrete.

Il senso

Scrivervi prima di Pasqua è stata una scelta. Perché sono sicura questa data avrà per molti un significato ancora più profondo del solito.
L’aspetto spirituale ci aiuta infatti a dare senso a ciò che apparentemente non lo ha, a trovare una direzione lì dove non sembra esserci.
L’essere umano è mente corpo e spirito.

Mi piace concludere sempre con un rimando al concetto di compassione che mi è molto caro. Una compassione che in questi giorni ha preso forma nei tanti gesti di solidarietà verso il prossimo, vicino o lontano, creando un rapporto e un legame che aiuta tutti ad avere più fiducia. Singoli, fondazioni, associazioni e aziende, molti davvero si sono mossi in favore degli altri. E questo ci fa bene.

Ricordiamoci però che la compassione per creare relazioni positive ha bisogno di fluire su tre vie: la compassione verso l’altro, la compassione che riceviamo dall’altro, ma anche la compassione verso noi stessi.
Quindi non dimentichiamo di essere indulgenti e gentili anche verso noi stessi, fermi e saldi per guidarci verso il futuro.

Sicuramente non andrà tutto bene, ma qualcosa potrebbe andare meglio.

 

Marta Zighetti – psicologa e psicoterapeuta – Centro Essere Esseri Umani

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